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19-09-2018

12 anni dopo, questa integrazione di 4 anni ha ancora degli effetti: i poteri affascinanti dell'epigenetica

epigenetica

Uno studio pubblicato il 21 agosto 2018 ha mostrato che i benefici di un'integrazione con selenio e coenzima Q10 continuavano a manifestarsi, 12 anni dopo la sua interruzione. Le persone che si erano sottoposte a questo trattamento per 4 anni presentano oggi un rischio di mortalità cardiovascolare più basso del 40% rispetto alle persone del gruppo di controllo iniziale. Ciò significa che devono essere avvenuti dei cambiamenti strutturali nelle persone sottoposte a integrazione e che tali cambiamenti sono ancora in atto.

Il potere del coenzima Q10 e del selenio nella prevenzione delle malattie cardiache

Lo studio iniziale ha coinvolto 443 persone in buona salute, di età superiore ai 50 anni, suddivise in due gruppi distinti. Nel primo gruppo, le persone hanno dovuto assumere ogni giorno 200 mg di Co-Enzyme Q10 e 200 mcg di selenio, laddove le persone del secondo gruppo hanno assunto delle compresse che non contenevano alcun principio attivo. Dopo più di 12 anni di monitoraggio, i ricercatori hanno osservato che le persone del primo gruppo presentavano un rischio di mortalità cardiovascolare più basso del 40% rispetto alle persone del secondo gruppo, e che questi effetti positivi diventavano sempre più importanti con l'avanzare dell'età. I ricercatori hanno anche evidenziato delle differenze crescenti nella funzione cardiaca grazie all'ecocardiografia. "Gli effetti sono molto persistenti, specialmente nelle donne" precisa il dottor Mark Miller, direttore di Kaiviti Consulting LLC. "Lo sono ancora di più se sei una persona a rischio, ad esempio con diabete, ipertensione o grave disfunzione cardiaca. Ma ciò che è fantastico è che le differenze tra le persone trattate e le persone non trattate continuano a diventare più significative e i benefici aumentano col passare del tempo".

Quale meccanismo può spiegare una tale longevità degli effetti? Il selenio e il coenzima Q10 possono aver alterato in modo irreversibile il modo in cui i geni vengono letti e usati senza tuttavia stravolgerli. Queste molecole, in grado di indicare alla cellula quali geni utilizzare o quali escludere, sono denominate fattori epigenetici. Secondo questa teoria condivisa dal dottor Miller, il selenio e il coenzima Q10 avrebbero influenzato l'espressione genica e avrebbero permesso alle persone sottoposte ad integrazione di intraprendere un altro percorso, meno rischioso sul piano cardiovascolare e che si discosta sempre di più dal percorso utilizzato dalle persone del gruppo di controllo. Si sospetta così che abbiano alterato l'espressione dei geni legati allo stress ossidativo, all'infiammazione e alla funzione mitocondriale.

Perché ci manca il selenio: l'impoverimento delle terre

Selenium

Il selenio è un minerale essenziale per l'essere umano, anche se delle quantità molto piccole sono sufficienti per far funzionare il corpo in modo ottimale. Deve essere ricavato dall'alimentazione perché l'organismo non è in grado di sintetizzarlo. Questo oligoelemento svolge un ruolo vitale nel sistema immunitario e nella tiroide, ma aiuta soprattutto l'organismo a produrre degli antiossidanti endogeni come la glutatione perossidasi e varie selenoproteine. Questi ultimi lavorano ininterrottamente per proteggere le cellule dall'ossidazione causata dai radicali liberi.

In Europa, a differenza degli Stati Uniti o del Canada, la terra è particolarmente povera di selenio (1-2). Questo è un problema perché il contenuto di selenio nei cereali e negli ortaggi dipende direttamente dal contenuto di selenio dei terreni in cui sono coltivati. Le concentrazioni seriche in Europa sono pertanto sistematicamente inferiori a 90 μg/L, mentre i ricercatori stimano che le concentrazioni necessarie per una produzione ottimale di selenoproteine sarebbero comprese tra 90 e 140 μg/L (3). Ecco perché la Finlandia ha introdotto un programma di arricchimento dei fertilizzanti al selenio nel 1984, permettendo di triplicare gli apporti alimentari nel paese e di ridurre l'incidenza delle malattie cardiache. Nel Regno Unito, gli apporti di selenio sono passati da 60 µg al giorno a 34 µg al giorno in meno di 20 anni (4).

Delle basse concentrazioni di selenio serico sono associate a delle perdite di forza muscolare, a un livello più importante di invalidità e a dei rischi più elevati di malattie cardiovascolari.

Perché manca anche il coenzima Q10?


co-enzyme Q10

A differenza del selenio, il coenzima Q10 è prodotto dall'organismo, ma è di importanza vitale per il suo corretto funzionamento. Si tratta di un potente antiossidante che è decisivo nella produzione di energia cellulare e in particolare della famosa molecola energetica, l'ATP. È stato ampiamente studiato per il suo ruolo nella salute cognitiva, nella salute cardiovascolare e nell'invecchiamento, anche se è ancora considerato come un integratore alimentare e non come un farmaco perché si tratta di una molecola naturale che non può essere oggetto di un brevetto farmaceutico. L'organismo è in grado di sintetizzarlo, ma la produzione diminuisce continuamente dopo l'età di 20 anni, ed è addirittura dimezzata all'età di 80 anni (5), a livello del tessuto muscolare del cuore.

Numerosi studi hanno mostrato che è in grado di ridurre la pressione sistolica e diastolica senza effetti indesiderati significativi a dosi comprese tra 120 e 200 mg al giorno. È considerato come una molecola perfettamente sicura, anche a lunghissimo termine, per la sua presenza naturale nell'organismo (6).

Una sinergia tra il selenio e il coenzima Q10

Alcuni ricercatori hanno mostrato la reazione sinergica che avviene tra il selenio e il coenzima Q10 (7). Per produrre delle selenoproteine funzionali, sono necessarie delle quantità sufficienti di coenzima Q10, laddove per attivare le molecole di coenzima Q10 è necessario anche il selenio. Le persone che vivono in Europa e che hanno più di 50 anni sono quindi particolarmente a rischio di carenze di selenio (il che è associato a una mortalità cardiovascolare più importante (8)) e di carenze di coenzima Q10 (a causa di una diminuzione della produzione endogena). Sono privi di una potente sinergia in grado di prevenire la comparsa di disturbi cardiovascolari a lungo termine.

Come rimediare?

Per prevenire i disturbi cardiovascolari, non c'è niente di meglio che aiutare il corpo ad utilizzare al meglio le sue armi naturali. Per questo, è possibile seguire la stessa integrazione delle persone che hanno partecipato allo studio, aggiungendo alcune misure aggiuntive.

  • Assumere 3-6 softgel al giorno di Coenzyme Q10 30 mg ai pasti. È un integratore confezionato su supporto lipidico per facilitare l'assorbimento della molecola da parte dell'organismo. Trattandosi di una molecola difficile da produrre e quindi spesso costosa, è meglio assicurarne la massima biodisponibilità...
  • Assumere una compressa al giorno di L-Selenomethionine 200 mcg a pranzo o a cena. Se vivi nel continente americano, è possibile che i tuoi apporti di selenio siano sufficienti. In questo caso, rivolgiti al tuo medico.
  • Assicurati di perdere peso se devi perdere qualche chilo, soprattutto a livello addominale: i grassi intorno alle viscere sono i più nocivi per il cuore. Idealmente, il girovita dovrebbe rimanere al di sotto dei 94 cm per gli uomini e degli 80 cm per le donne. Per raggiungere questo obiettivo, lo yoga sembra essere un'attività molto interessante: se contribuisce a prevenire le malattie cardiovascolari e le recidive (9), è soprattutto perché riduce l'aumento di peso associato all'età.
  • Dedica circa 20 minuti al giorno per rilassarti, respirare e alleviare lo stress, preferibilmente al mattino o un'ora prima di coricarti.
  • Assicurati di fornire al corpo degli apporti sufficienti di acidi grassi omega 3: almeno 500 mg per le persone sane (cioè 2-3 porzioni di pesci grassi a settimana) e 800-1000 mg per le persone con disturbi cardiovascolari (cioè 2-3 porzioni di pesci grassi a settimana e un integratore di omega 3 di buona qualità) (10). Recentemente l'EFSA ha riconosciuto ufficialmente che gli omega 3 hanno un effetto benefico sulla salute cardiovascolare.


Lo studio principale dell'articolo

Alehagen, Urban et al. “Still Reduced Cardiovascular Mortality 12 Years after Supplementation with Selenium and Coenzyme Q10 for Four Years: A Validation of Previous 10-Year Follow-up Results of a Prospective Randomized Double-Blind Placebo-Controlled Trial in Elderly.” Ed. Doan TM Ngo. PLoS ONE 13.4 (2018): e0193120. PMC. Web. 21 Aug. 2018.


Bibliografia

  1. Rayman MP. Selenium and human health. Lancet. 2012;379(9822):1256–68. Epub 2012/03/03. doi: 10.1016/S0140-6736(11)61452-9 .
  2. U.S. Department of Agriculture ARS. Nutrient Intakes from Food: Mean amounts conusmed per individual, one day, 2005–2006. www.ars.usda.gov/ba/bhnrc/fsrg
  3. Van Cauwenbergh R, Robberecht H, Van Vlaslaer V, Deelstra H. Comparison of the serum selenium content of healthy adults living in the Antwerp region (Belgium) with recent literature data. J Trace Elem Med Biol. 2004;18(1):99–112. Epub 2004/10/19. doi: 10.1016/j.jtemb.2004.04.004 .
  4. Rayman MP. Dietary selenium: time to act.BMJ. 1997 Feb 8;314(7078):387-8. Texte intégral : http://bmj.bmjjournals.com
  5. Kalen A, Appelkvist EL, Dallner G. Age-related changes in the lipid compositions of rat and human tissues. Lipids. 1989;24(7):579–84. Epub 1989/07/01
  6. Hidaka T, Fujii K, et al. Biofactors. Safety assessment of coenzyme Q10 (CoQ10). 2008;32(1-4):199-208. Review.
  7. Xia L, Nordman T, Olsson JM, Damdimopoulos A, Bjorkhem-Bergman L, Nalvarte I, et al. The mammalian cytosolic selenoenzyme thioredoxin reductase reduces ubiquinone. A novel mechanism for defense against oxidative stress. J Biol Chem. 2003;278(4):2141–6. doi: 10.1074/jbc.M210456200 .
  8. Alehagen U, Johansson P, Bjornstedt M, Rosen A, Post C, Aaseth J. Relatively high mortality risk in elderly Swedish subjects with low selenium status. Eur J Clin Nutr. 2016;70(1):91–6. doi: 10.1038/ejcn.2015.92
  9. Jayasinghe SR. Yoga in cardiac health (a review). Eur J Cardiovasc Prev Rehabil 2004 Oct;11(5):369-75.
  10. Hooper L, Thompson RL, et al. Risks and benefits of omega 3 fats for mortality, cardiovascular disease, and cancer: systematic review. BMJ. 2006 Apr 1;332(7544):752-60.
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