14-03-2017
Una mancanza di vitamina D riduce l'efficacia di alcuni trattamenti antinfiammatori

Nota per intervenire in numerose funzioni dell'organismo, la vitamina D potrebbe essere un elemento chiave nell'ambito di alcuni trattamenti. Comunque è ciò che rivela uno studio pubblicato nel mese di marzo del 2017 nella rivista
Alimentary Pharmacology and Therapeutics1. Alcuni ricercatori hanno scoperto che la mancanza di vitamina D potrebbe ridurre l'efficacia di alcuni trattamenti antinfiammatori.
Dei risultati ottenuti nel caso di malattie infiammatorie croniche intestinali
Questo studio è stato condotto su pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), tra cui le più note sono il morbo di Crohn e la rettocolite emorragica. Queste ultime interessano più frequentemente i giovani di età compresa tra i 20 e i 30 anni e sono caratterizzate da un'infiammazione della parete di un segmento del tubo digerente. Lottare contro queste patologie è una grande sfida dato che si sa che stanno diventando sempre più frequenti negli ultimi anni a causa della massiccia industrializzazione2. Inoltre, queste malattie rimangono purtroppo incurabili ad oggi a causa di un'errata comprensione dei meccanismi di azione coinvolti nella comparsa di queste infiammazioni. Al momento sono disponibili solamente dei trattamenti per ridurre i sintomi e per migliorare la vita dei pazienti. Questo è il motivo per cui numerosi ricercatori stanno cercando di comprendere meglio queste malattie e di migliorare i trattamenti disponibili. Questo nuovo studio potrebbe quindi contribuire ad aumentare le possibilità di recupero dei pazienti affetti da MICI.
L'impatto di un basso livello di vitamina D sui trattamenti anti-TNF-alfa
Nel corso degli studi, i ricercatori sono partiti dall'ipotesi che i livelli di vitamina D potrebbero avere un impatto sulle possibilità di recupero dei pazienti affetti da MICI. Si sono interessati in modo particolare ad alcuni pazienti che erano stati sottoposti a un trattamento anti-TNF-alfa (anti-TNF-α), una soluzione spesso raccomandata nelle forme più gravi. Per questo, il gruppo di ricerca ha analizzato e confrontato i dati raccolti su 521 pazienti affetti da MICI all'interno del Brigham and Women’s Center. Tra questi dati, hanno preso in considerazione soprattutto l'età e il sesso dei pazienti, la diagnosi di MICI, il tipo di trattamento anti-TNF-α, nonché i livelli di vitamina D dei pazienti durante il trattamento. Al termine degli studi, i ricercatori hanno riscontrato che i pazienti i cui livelli di vitamina D erano normali avevano reagito più rapidamente al trattamento anti-TNF-α rispetto ai pazienti con bassi livelli di vitamina D. Il livello di vitamina D ha così coinvolto le possibilità di recupero dei pazienti.
Questi nuovi risultati suggeriscono che un'integrazione con vitamina D potrebbe avere un interesse terapeutico per migliorare l'efficacia di alcuni trattamenti antinfiammatori. Inoltre, questo studio ricorda l'importanza di mantenere dei livelli adeguati di vitamina D all'interno dell'organismo. Per questo, sono stati sviluppati diversi integratori alimentari per un'integrazione adatta alle esigenze individuali: Vitamin D3 1000 UI, Vitamina D3 Spray 2000 UI e Vitamin D3 5000 UI. B>
> Bibliografia:
1. R. W. Winter, E. Collins, B. Cao, M. Carrellas, A. M. Crowell, J. R. Korzenik, Higher 25-hydroxyvitamin D levels are associated with greater odds of remission with anti-tumour necrosis factor-α medications among patients with inflammatory bowel diseases, Alimentary Pharmacologie and Therapeutics, Volume 45, Issue 5, March 2017, Pages 653–659.
2. Inserm, Maladies inflammatoires chroniques de l’intestin (MICI), Dossier réalisé en collaboration avec Pierre Desreumaux, Lille – février 2016.
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