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24-09-2018

Autismo: un legame inquietante riscontrato in un prodotto che circola nei nostri vasi sanguigni

Autisme - DDT Uno studio condotto su più di un milione di gravidanze in Finlandia ha stabilito una correlazione tra la presenza di un pesticida (il DDE, un metabolita del DDT) nella circolazione sanguigna delle donne incinte e il rischio di autismo nei neonati. Il rischio di autismo o di disfunzione intellettuale è due volte più alto nei neonati nati da donne con elevati livelli di DDE nel sangue (nel primo trimestre di tutte le concentrazioni registrate).

Si tratta del primo studio ad associare un pesticida all'autismo basandosi su dei biomarcatori sanguigni. Ma ci si interroga: il DDT è vietato nella maggior parte dei paesi occidentali da quasi 30 anni. Come può questa molecola entrare ancora nella circolazione sanguigna degli uomini? La risposta è preoccupante: il DDT persiste nell'ambiente, e quindi nella catena alimentare, perché la sua decomposizione è molto lenta. È mangiando frutta, verdura o anche pesci d'acqua dolce che la donna incinta ingerisce delle molecole di DDE, che poi passano nella placenta a delle concentrazioni ancora più elevate.

"Pensiamo a tutte quelle sostanze chimiche che abbiamo massicciamente rilasciato in passato" confessa Alan S. Brown, il professore di epidemiologia della Columbia University che ha avviato lo studio. "Purtroppo, sono sempre presenti nell'ambiente, nel nostro sangue e nei nostri tessuti. Nelle donne incinte, vengono trasmessi al feto, dove innescano probabilmente insieme ad altri fattori genetici e ambientali il fenomeno dell'autismo." Si presume che il DDE impedisca agli androgeni di legarsi ai loro recettori, un importante processo di neurosviluppo.

L'autismo, una malattia in costante crescita

Un tale studio chiama in causa il problema in un momento in cui l'autismo non è mai stato così tanto diffuso. Soprattutto perché le cause esatte di questo aumento non sono ancora note. Negli ultimi anni, i ricercatori hanno sospettato a loro volta che i vaccini fossero i colpevoli, oppure l'esposizione a delle sostanze tossiche prima della nascita o alcune infezioni senza individuare realmente il responsabile.

Altri percorsi sono in fase di studio per capire i fattori che possono portare all'autismo o viceversa, gli agenti che potrebbero aiutare a ridurre il rischio.
Uno studio pubblicato all'inizio del 2018 (1 ) ha mostrato che un'alterazione della flora intestinale materna poteva causare dei disturbi dello sviluppo neurologico e in particolare dei disturbi invasivi dello sviluppo di cui fa parte l'autismo. L'assunzione di probiotici o il consumo di fibre alimentari sono stati evocati dai ricercatori come degli approcci affidabili per ripristinare un equilibrio sano dei diversi microrganismi che vivono nel tratto intestinale.
Un altro studio pubblicato nel 2017 (2) aveva associato l'assunzione di vitamina D a una diminuzione del rischio di autismo negli animali. I ricercatori si erano basati sugli studi evidenziando un legame tra dei bassi livelli di vitamina D nelle donne e la maggiore probabilità di avere un bambino autistico. Uno di loro ha inoltre ricordato che la forma "colecalciferolo" della vitamina D era sicura per le donne in gravidanza, laddove le raccomandazioni per quanto riguarda il consumo di pesci grassi sono ancora controverse, in quanto il loro contenuto di mercurio è potenzialmente problematico.

I pesticidi: una vera bomba ad orologeria?

Oggigiorno, il DDT non è più utilizzato, ma numerosi pesticidi continuano a colonizzare i nostri terreni e i nostri alimenti. In realtà, non abbiamo mai diffuso così tante molecole tossiche sul nostro suolo. Per la maggior parte di queste sostanze, non conosciamo le ripercussioni reali che possono indurre a lungo termine sull'organismo umano. Sappiamo semplicemente che si accumulano nelle falde freatiche e perturbano il ciclo di vita, contribuendo pienamente alla sesta estinzione di massa che attualmente colpisce il pianeta.

È molto difficile dimostrare il loro impatto sulla nostra salute, e ancor più difficile misurare il loro potere sinergico, a causa del lungo tempo di latenza che esiste tra l'esposizione cronica ai prodotti e la comparsa di malattie. Ma sempre più studi dimostrano chiaramente che questi prodotti aumentano la produzione di specie reattive nell'organismo, disturbano il sistema antiossidante e contribuiscono a delle malformazioni fetali e allo sviluppo del cancro (3-9). È sulla base di questi studi che l' International Agency for Research on Cancer, ha classificato come probabili cancerogeniun gran numero di erbicidi e insetticidi utilizzati in Europa e negli Stati Uniti, come il famoso "glifosato" di Monsanto. Questo erbicida sistematico è stato sotto i riflettori da quando una giuria di un tribunale di San Francisco ha condannato il gigante dell'agrochimica a pagare quasi 300 milioni di dollari di danni per non aver informato un giardiniere americano, affetto dal cancro, della sua pericolosità.

Il glifosato, appunto, potrebbe avere un legame con la sorprendente ricomparsa del DDT nell'ambiente o meglio con il suo metabolita di decomposizione, più tossico, il DDE. L'uso massiccio di glifosato e quello degli erbicidi oggigiorno vietati, provocherebbe un'erosione importante dei terreni eliminando la vegetazione che li protegge e porterebbe al ricircolo di queste molecole dimenticate...


Per approfondire l'argomento spinoso dei pesticidi, vi invitiamo a leggere i due articoli seguenti:
I 10 tipi di frutta e verdura che fanno esplodere il contatore di pesticidi
Pesticidi: l'avvelenamento continua ad andare avanti. Come reagire?


Lo studio principale all'origine dell'articolo:
Alan S. Brown et al. Association of Maternal Insecticide Levels With Autism in Offspring From a National Birth Cohort. American Journal of Psychiatry, 2018 DOI: 10.1176/appi.ajp.2018.17101129


I punti da ricordare:

  • Il DDT, un pericoloso insetticida vietato da 30 anni, è ancora nei nostri alimenti.
  • Contribuisce allo sviluppo dell'autismo nei neonati.
  • Gli erbicidi, come il glifosato, contribuiscono all'erosione dei suoli e al rilascio delle molecole tossiche precedentemente utilizzate.

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