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17-07-2018

Temi la demenza dopo i 70 anni? Uno studio mostra che è necessario agire fin da ora

hypertension démence Un nuovo studio indica che le persone di mezza età soggette a ipertensione presentano un altissimo rischio di sviluppare una forma di demenza a un'età più avanzata (20 anni dopo).


Mostra anche, per la prima volta, che una RM può essere utilizzata in queste persone per rilevare i primissimi danni inflitti al cervello, anche prima che compaiano i sintomi della demenza. " Le alterazioni neurologiche legate all'ipertensione sono di solito diagnosticate quando il deficit cognitivo diventa evidente o quando gli esami della risonanza magnetica tradizionali mostrano chiari segni di danni cerebrali, precisa Giuseppe Lembo, il coordinatore dello studio. Tuttavia, in entrambi i casi, è spesso troppo tardi per interrompere il processo patologico. "

Come prevenire l'ipertensione per ridurre il rischio di demenza?

Nessuno vuole mai sperimentare un giorno la demenza senile. Tuttavia, gli autori dello studio lo dimostrano: ridurre immediatamente la pressione sanguigna significa ridurre il rischio di demenza vascolare che si verificherà tra diversi anni o addirittura diversi decenni.


Come riuscirci? Se soffri già di ipertensione, il tuo medico ti ha indubbiamente prescritto una terapia farmacologica, ma esistono anche numerosi accorgimenti che permettono di ridurre rapidamente la pressione arteriosa e in maniera prolungata nel tempo, per quanto tali accorgimenti vengano seguiti. Eccone alcuni (che sono validi per coloro che non soffrono ancora di ipertensione):


  • Mantenere un peso forma ottimale.
  • Essere attivi/e : in uno studio condotto su oltre 6.000 persone di età compresa tra i 35 e i 60 anni, coloro che avevano camminato per più di 20 minuti al giorno avevano ridotto l'ipertensione arteriosa del 30%.
  • Imparare a gestire lo stress quotidianamente. L'adrenalina secreta in situazione di stress cronico aumenta la pressione arteriosa a causa del suo effetto vasocostrittore (diminuzione delle dimensioni dei vasi).
  • Ridurre il consumo di sale e aumentare il consumo di alimenti ricchi di potassio. Si stima che un rapporto sodio/potassio di 1:5 sarebbe l'ideale per mantenere una pressione sanguigna ottimale, mentre nella dieta occidentale sarebbe a 2:1. Per riuscire a tornare a tale rapporto, è consigliabile limitare il consumo di sodio a 2.300 mg al giorno e consumare molta frutta e verdura.

Che dire degli integratori alimentari?

Per l'ipertensione, ne esistono 2 che sono incontestabili e molto ben documentati a livello scientifico:


Gli integratori di acidi grassi omega 3 (ADH e/o EPA). L'insieme dei dati scientifici (1-4) dimostra in modo incontestabile che gli integratori di omega 3 riducono la pressione sistolica (di circa 3,5 mmHg) e diastolica (di circa 2,5 mmHg) nelle persone affette da ipertensione arteriosa. In media, 900 mg di EPA/DHA al giorno sono sufficienti per ridurre la pressione arteriosa (cioè 3 capsule di Super-Oméga-3).


Questi integratori esercitano, inoltre, degli effetti benefici contro diversi fattori di rischio per le malattie cardiovascolari (come l'ictus): livelli di lipidi nel sangue, funzione vascolare, infiammazione, funzione piastrinica... Questi effetti sono stati scientificamente riconosciuti dall'EFSA così come l'ottimizzazione della pressione sanguigna: il comitato scientifico indipendente dell'agenzia si è basato su diverse meta-analisi per esprimere i propri pareri (che è possibile consultare ici et qui).


Gli integratori del coenzima Q10. Il coenzima Q10 non è ben noto, tuttavia si tratta di un antiossidante prodotto dal corpo stesso e che si è dimostrato efficace in diversi studi clinici in combinazione con farmaci convenzionali contro l'ipertensione. Così, è stata registrata una diminuzione della pressione arteriosa nelle persone che assumevano il coenzima Q10 (quasi 100 mg al giorno, 3 capsule di coenzima Q10 30 mg) durante diversi studi clinici randomizzati (5-8).


Per quanto riguarda i prodotti naturali, si possono citare gli estratti di foglie di biancospino (che si trovano nell'integratore Tensix) per ottimizzare le funzioni cardiovascolari (il loro uso è riconosciuto dall'ESCOP e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità) così come gli estratti di Bacopa monnieri i cui benefici sono ben noti in termini di conservazione del sistema cognitivo (9-14), ma anche di percezione visiva, impulsività, attenzione, linguaggio (comprensione verbale e vocabolario) (15-16), concentrazione, ragionamento (17), prontezza di riflessi, velocità di elaborazione delle informazioni (18), memoria associativa (19), conservazione di nuove informazioni (20) e persino tendenza a commettere errori (21-22).

Come l'ipertensione può portare a delle forme di demenza?

Si tratta di un fenomeno che è studiato già da diversi anni, ma continuiamo a scoprire i meccanismi che ne regolano la comparsa.


Quando si soffre di ipertensione, il sangue esercita una pressione anormalmente forte sulle pareti delle arterie il che le indebolisce. Gradualmente, il diametro dei vasi che portano il sangue al cervello si riduce a causa di un ispessimento della parete vascolare, diminuendo così l'apporto di sostanze nutritive e ossigeno alle cellule dell'emisfero cerebrale (23).


Questa denutrizione provoca a lungo termine delle lesioni a livello della sostanza bianca del cervello: "Si riesce a notare che nelle persone affette da ipertensione c'è un deterioramento delle fibre della materia bianca collegate a delle aree cerebrali che coinvolgono l'attenzione, le emozioni e la memoria " sottolinea Lorenzo Carnevale, primo autore dello studio.


La maggior parte degli studi pubblicati riporta un legame tra l'ipertensione arteriosa e le prestazioni cognitive più scarse, anche nei giovani. Ma è proprio dopo diversi anni di ipertensione che il fenomeno della demenza comincia a svilupparsi. Nelle persone che hanno la sfortuna di esserne colpiti, la pressione arteriosa inizia quindi a diminuire: ciò che sembra essere un miglioramento è in realtà il segno che le lesioni degenerative hanno colpito le cellule coinvolte nella regolazione della pressione sanguigna. La diminuzione progressiva della pressione arteriosa osservata durante la demenza è infatti proporzionale alla perdita di neuroni.


Le persone più a rischio sono quelle con ipertensione prima dei 60 anni (24).


Lo studio principale dell'articolo

Lorenzo Carnevale, Valentina D’Angelosante, Alessandro Landolfi, Giovanni Grillea, Giulio Selvetella, Marianna Storto, Giuseppe Lembo, Daniela Carnevale. Brain MRI fiber-tracking reveals white matter alterations in hypertensive patients without damage at conventional neuroimaging. Cardiovascular Research, 2018; DOI :10.1093/cvr/cvy104


Bibliografia

  1. Appel LJ, Miller ER 3rd, et al. Does supplementation of diet with 'fish oil' reduce blood pressure? A meta-analysis of controlled clinical trials. Arch Intern Med. 1993 Jun 28;153(12):1429-38.
  2. Howe PR. Can we recommend fish oil for hypertension?Clin Exp Pharmacol Physiol. 1995 Mar;22(3):199-203. Review.
  3. Geleijnse JM, Giltay EJ, et al. Blood pressure response to fish oil supplementation: metaregression analysis of randomized trials. J Hypertens. 2002 Aug; 20(8):1493-9.
  4. Morris MC, Sacks F, Rosner B. Does fish oil lower blood pressure? A meta-analysis of controlled trials. Circulation. 1993 Aug;88(2):523-33.
  5. Langsjoen H, Langsjoen P, et al. Usefulness of coenzyme Q10 in clinical cardiology: a long-term study.Mol Aspects Med. 1994;15 Suppl:s165-75.
  6. Singh RB, Niaz MA, et al. Effect of hydrosoluble coenzyme Q10 on blood pressures and insulin resistance in hypertensive patients with coronary artery disease. J Hum Hypertens.1999 Mar;13(3):203-8.
  7. Burke BE, Neuenschwander R, Olson RD. Randomized, double-blind, placebo-controlled trial of coenzyme Q10 in isolated systolic hypertension.South Med J. 2001 Nov;94(11):1112-7.
  8. Hodgson JM, Watts GF, et al. Coenzyme Q10 improves blood pressure and glycaemic control: a controlled trial in subjects with type 2 diabetes.Eur J Clin Nutr. 2002 Nov;56(11):1137-42.
  9. Downey, L.A.; Kean, J.; Nemeh, F.; Lau, A.; Poll, A.; Gregory, R.; Murray, M.; Rourke, J.; Patak, B.; Pase, M.; et al. An acute, double-blind, placebo-controlled crossover study of 320 mg and 640 mg doses of a special extract of Bacopa monnieri (CDRI 08) on sustained cognitive performance. Phytother. Res. 2013, 27, 1407–1413.
  10. Benson, S.; Downey, L.A.; Stough, C.; Wetherell, M.; Zangara, A.; Scholey, A. An acute, double-blind, placebo-controlled cross-over study of 320 mg and 640 mg doses of Bacopa monnieri (CDRI 08) on multitasking stress reactivity and mood. Phytother. Res. PTR 2014, 28, 551–559.
  11. Stough, C.; Lloyd, J.; Clarke, J.; Downey, L.A.; Hutchison, C.W.; Rodgers, T.; Nathan, P.J. The chronic effects of an extract of Bacopa monniera (Brahmi) on cognitive function in healthy human subjects. Psychopharmacology, 2001, 156, 481–484.
  12. Morgan, A.; Stevens, J. Does Bacopa monnieri improve memory performance in older persons? Results of a randomized, placebo-controlled, double-blind trial. J. Altern. Complement. Med. 2010, 16, 753–759.
  13. Raghav, S.; Singh, H.; Dalal, J.S. Randomized controlled trial of standardized Bacopa monniera extract in age-associated memory impairment. Indian J. Psychiatry 2006, 48, 238–242.
  14. Barbhaiya, H.C.; Desai, R.P.; Saxena, V.S.; Pravina, K.; Wasim, P.; Geetharani, P.; Allan, J.J.; Venkateshwarlu, K.; Amit, A. Efficacy and tolerability of bacomind® on memory improvement in elderly participants—A double blind placebo controlled study. J. Pharmacol. Toxicol. 2008, 3, 425–434.
  15. Kean, J.D.; Downey, L.A.; Stough, C. A systematic review of the ayurvedic medicinal herb Bacopa monnieri in child and adolescent populations. Complement. Ther. Med. 2016, 29, 56–62.
  16. Downey, LA Kean, J et al. An acute, double-blind, placebo-controlled crossover study of 320 mg and 640 mg doses of a special extract of Bacopa monnieri (CDRI 08) on sustained cognitive performance. Phytother. Res. 2013, 27, 1407–1413.
  17. Dave, U.; Chauvan, V.; Dalvi, J. Evaluation of BR-16a (Mentat) in cognitive and behavioural dysfunction of mentally retarded children a placebo-controlled study. Indian J. Pediatr. 1993, 60, 423–428.
  18. Stough C, Lloyd J, Clarke J, et al (2001) The chronic effects of an extract of Bacopa monniera (Brahmi) on cognitive function in healthy human subjects. Psychopharmacology 156:481–4
  19. Dutta, B.; Barua, T.K.; Ray, J.; Adhikari, A.; Biswas, S.; Banerjee, S.; Roy, A.; Debnath, P.K. A study of evaluation of safety and efficacy of memomet, a multi herbal formulation (memomet) in the treatment of behavioural disorder in children. Int. J. Res. Pharm. Sci. 2012, 3, 282–286.
  20. Roodenrys A, Booth D, Bulzomi A, Phipps A, Micallef C, Smoker J. Chronic effects of Brahmi (Bacopa monnieri) on human memory. Neuropsychopharmacol 2002;27:279-81.
  21. Barkley, R.A. Behavioral inhibition, sustained attention, and executive functions: Constructing a unifying theory of adhd. Psychol. Bull. 1997, 121, 65–94
  22. Ault, R.L.; Crawford, D.E.; Jeffrey, W.E. Visual scanning strategies of reflective, impulsive, fast-accurate, and slow-inaccurate children on the matching familiar figures test. Child Dev. 1972, 43, 1412–1417
  23. Connor A. Emdin, et al. Blood Pressure and Risk of Vascular Dementia. Stroke, 2016; STROKEAHA.116.012658 DOI: 10.1161/STROKEAHA.116.012658
  24. Lenore J. Launer et al. Joint effect of mid- and late-life blood pressure on the brain. Neurology, June 2014 DOI: 10.1212/WNL.0000000000000517
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