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28-03-2018

Come hai potuto mangiare quelle cose?

Junk food Zuppe in bustina, prosciutto completamente ricostituito, tutti i piatti preparati insipidi e pieni di additivi, dessert ultrazuccherati con latte in polvere... Fra qualche decennio, i nostri nipoti rischiano di cadere dalle nuvole scoprendo ciò che si consumava all'inizio del XXI secolo. Un'epoca assurda in cui i "falsi alimenti" rappresentavano fino alla metà degli apporti giornalieri. Per noi, purtroppo, questa è ancora la realtà e occorrerà avere pazienza prima di vedere queste eresie scomparire dagli scaffali e dai piatti.

Ma le cose cambiano. Dopo aver monitorato più di 100.000 persone per 8 anni, alcuni ricercatori francesi hanno appena evidenziato un legame tra il consumo di prodotti "ultra trasformati" e un aumento del rischio di cancro1. Se decidi di aumentare improvvisamente del 10% la percentuale di alimenti ultra trasformati nella tua alimentazione, aumenti il tuo rischio complessivo di cancro del 12%. Lo studio pubblicato sul British medical journal (BMJ) non fa che rafforzare il sospetto che già aleggiava attorno a questi prodotti, in particolare per quanto riguarda l'obesità, il diabete, l'ipertensione, le malattie infiammatorie e i disturbi cardiovascolari.

Quali prodotti si nascondono dietro gli "alimenti ultra trasformati"?

Non sei sicuro/a di cosa sono i prodotti ultra trasformati? Vai a fare un giro al supermercato e cerca gli alimenti la cui matrice è stata completamente destrutturata. Non stiamo parlando degli alimenti trasformati come i formaggi, il pane o la pasta, ma di quelli che non hanno più nulla di naturale, quelli che hanno un elenco infinito di ingredienti sul retro della confezione, quelli che sono farciti artificialmente con grassi, sale, zuccheri, sciroppo di glucosio, conservanti e una quantità di additivi per dare l'illusione, il gusto e l'appetibilità di un alimento normale. Non puoi sbagliare: in alcuni reparti, non c'è quasi nient'altro (è stato stimato che potrebbero costituire circa l'80% degli alimenti confezionati nel supermercato2).

Prima di ereditare questo nome tecnico, i prodotti ultra trasformati sono stati raggruppati con il nome molto evocativo di "cibo spazzatura". I biscotti ripieni, i cereali di frumento ricostituito, gli hamburger, le margarine, le patatine fritte, i wurstel, i gelati, il pane bianco ricostituito, i nugget, i biscotti da aperitivo: l'elenco è infinito. La carta vincente della grande distribuzione e del marketing agroalimentare è quella di aver fatto venire voglia di consumare questi prodotti, che sono facili da produrre su larga scala (e quindi redditizi), pur non avendo alcun interesse sul piano nutrizionale e anche un certo effetto nocivo per la salute.

Come riconoscere i prodotti ultra trasformati?

Per non sbagliare, i ricercatori hanno stabilito diversi criteri3 :

  • Sono degli alimenti prodotti industrialmente a partire da cinque o più ingredienti (ad esempio: oli idrogenati, proteine idrolizzate, maltodestrine, lecitina di soia, amido di riso, sciroppo di glucosio, zucchero invertito e molti altri).
  • Contengono una serie di additivi che hanno lo scopo di imitare le qualità sensoriali degli alimenti reali o di mascherare le qualità sensoriali indesiderate dei prodotti finali.
  • Si tratta di prodotti che non sono forniti in quanto tali dalla natura: sono fabbricati a partire da una ricombinazione di elementi. L'alimento di base non è più riconoscibile tanto è raffinato.
  • .
  • Sono disponibili in confezioni sofisticate, iper-attraenti, a volte con indicazioni di marketing o slogan
Naturalmente, questi prodotti possono avere un interesse in alcuni casi (razioni di sopravvivenza per l'esercito, merendine, situazioni speciali, eventi sportivi o festivi) ma non possono ragionevolmente costituire più del 50% dell'apporto calorico come succede oggigiorno.

Infatti, alcuni ricercatori brasiliani hanno mostrato che il rischio per la salute iniziava ad aumentare significativamente al di sopra del 13% dell'apporto calorico4

Cosa cambierà questo studio?

È il primo studio che si concentra realmente sul rischio di cancro nell'uomo, benché alcuni esperimenti sugli animali avessero già sottolineato gli effetti cancerogeni di diversi componenti degli alimenti ultra trasformati. Saranno pertanto necessari ulteriori studi prima di dimostrare in maniera indiscutibile che questi prodotti sono cancerogeni.

Nel frattempo, la lobby agroalimentare svilupperà una strategia arci-classica, ben nota dalle industrie che sono state accusate in passato di commercializzare o di utilizzare dei fattori di rischio del cancro.

Ecco un identikit di questa strategia:

Obiettivo : continuare a promuovere un prodotto che si sa che è nocivo, risparmiare tempo per realizzare profitti il più a lungo possibile.
Fase 1 : fino a quando i pericoli non sono riconosciuti dall'intera comunità scientifica: contestare gli studi attraverso degli esperti e insistere sull'assenza di prove.
Fase 2 : relativizzare sui pericoli, mostrarsi volenterosi per ridurre i rischi (modificando la composizione dei prodotti o aggiungendo delle misure di sicurezza).
Fase 3 : ammettere il rischio per la salute ma affermare che il prodotto presenta altri benefici, o anche che è indispensabile per la società.

Ogni fase deve durare il più a lungo possibile per continuare la produzione e la promozione del prodotto nocivo. Nel corso del tempo e con l'accumulo delle conoscenze, gli attori operano uno slittamento nella disinformazione: si passa tipicamente dalla natura non pericolosa del prodotto (o l'assenza di prove) ad un grado di protezione a seconda dell'uso del prodotto ("è la dose che fa il veleno").

Questa strategia è possibile perché il tempo di latenza tra l'esposizione ai fattori di rischio e l'insorgenza delle malattie è lungo (da 10 a 40 anni), il che favorisce chiaramente la disinformazione.

Per comprendere e conoscere meglio cosa potrebbe accadere agli alimenti ultra trasformati, osserva la strategia delle lobby associata a 3 fattori di rischio di cancro classificati nel gruppo 1 dalla IARC, un'agenzia per la ricerca sul cancro dell'OMS.

1) L’industria del tabacco

Avviso : nel 1950, gli inglesi Doll e Hill pubblicano il primo studio che stabilisce il legame diretto tra il tabagismo e il cancro al polmone.
I produttori di sigarette hanno scoperto la stessa cosa nei loro laboratori di ricerca già nel 1953.
Fase 1 : organizzano delle campagne stampa per negare le prime prove scientifiche e per cercare di promuovere delle ricerche che hanno lo scopo di confutare i fatti.
Esempio : in Le Nouvel Observateur del 24 febbraio 1975, il direttore della SEITA, Pierre Millet, dichiara: " il rapporto tra l'abuso di tabacco e una serie di malattie (cardiovascolari, cancro...) non è mai stato scientificamente stabilito. ....] è di moda fare uso di tabacco. Non è né più né meno responsabile di altri.[...] ».

Fase 2 : all'inizio degli anni Ottanta, il tabacco è stato unanimemente considerato come nocivo per la salute. L'industria del tabacco cambia quindi rotta e si concentra quindi sul minimizzarne l'importanza, sul rassicurare i fumatori.
Alla fine del 1996, il CEO della SEITA, il sig. Comolli, afferma: " Se è indiscutibile che il fumo può essere fastidioso per i non fumatori, il rischio di una grave malattia non è stato dimostrato oggi. "
Fase 3 : a partire dalla fine degli anni Novanta, l'industria del tabacco ammette finalmente i rischi ma posiziona la sigaretta come un "piccolo piacere" che allevia lo stress come il cioccolato, il caffè o il vino5.
Esempio : " Invece di essere ossessionati dalla salute, tutti dovrebbero essere ossessionati dal piacere, che induce una buona salute ", una nota di Philip Morris ripresa dai "tobacco documents".

2) L'industria dell'amianto

Avviso : all'inizio del XX secolo, l'ispettorato del lavoro sospetta molto chiaramente che l'amianto provochi delle malattie dovute alla professione.
Fase 1 : l'industria dell'amianto nega, nasconde per decenni ciò che sono stati i primi a scoprire (la cancerogenicità dell'amianto), impedisce ai ricercatori di pubblicare e si impegna in massicce campagne di disinformazione6 .
Fase 2 : a partire dal 1975, gli studi cominciano ad accumularsi, l'industria dell'amianto ammette dei rischi ma sostiene che è possibile assicurarne l'uso prendendo delle precauzioni. Insiste sul fatto che non esistano delle alternative possibili all'amianto e che quest'ultimo genera molti posti di lavoro.
Esempi: " i dati disponibili fino ad oggi non sostengono la tesi secondo cui delle malattie legate all'amianto o a delle difficoltà di funzionamento compaiano in seguito a un'esposizione alla maggior parte delle note concentrazioni di amianto negli edifici. "
" L'esposizione a basse concentrazioni di amianto non rappresenta un pericolo per la salute. Il panico è senza precedenti e il denaro speso per la rimozione dell'amianto è ridicolo. " signora Sussman, uno degli autori legati all'industria dell'amianto, nel febbraio del 1990.

Fase 3 : l'amianto è stato vietato in Francia nel 1996. L'industria dell'amianto attacca le decisioni dei tribunali e finisce per allearsi ad altri mercati (ad esempio in Cina e in Russia).

3) L'industria dei salumi

Il terzo caso di studio si interessa ai nitriti e nitrati presenti nei salumi e in certe carni. Questi prodotti vengono iniettati nella carne per accelerarne il processo di stagionatura (si passa da 9 mesi a 90 giorni per ottenere un prosciutto con del nitrato di potassio, che aumenta notevolmente i profitti, e il processo è quasi istantaneo con il nitrito di sodio, più potente). Il problema è che decomponendosi, il nitrato e il nitrito si combinano con dei componenti organici e danno origine a delle molecole cancerogene.

Avviso : a partire dal 1924, le autorità mediche francesi considerano come potenzialmente pericoloso l'uso di agenti nitrati nei salumi.

Fase 1 : gli industriali ripetono che non vi sono prove che i salumi nitrati possano essere dannosi per la salute.

Fase 2 : a partire dal 1975, gli oncologi comprendono come l'uso di additivi nitrati aumenti l'incidenza dei tumori cancerogeni. La lobby dei salumi ammette dei rischi ma a delle dosi minime.
Esempio : nel 1992, la stampa corporativista ritiene l'avviso ridicolo in Farmers weekly : " un uomo di corporatura media dovrebbe mangiare 11,35 tonnellate di pancetta al giorno per essere esposto al rischio di cancro ". Per anni il rischio viene così minimizzato.
" Riteniamo che sarebbe inutile allarmarsi e privarsi dei salumi perché, consapevoli del fenomeno, l'industria usa solo delle quantità minime di nitriti. Inoltre, incorpora acido ascorbico (vitamina C) o acido eritorbico alla salamoia per contrastarne gli effetti nocivi. » Hélène Doucet Leduc, Dt. P, nel 1992.

Fase 3 : nel 2007, il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro raccomanda di evitare completamente il consumo di salumi. Nel 2015, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro classifica i salumi nella categoria 1 (ovvero "cancerogeno certo") dopo 30 anni di studi epidemiologici e oltre 800 studi scientifici probanti. Secondo quest'ultima, ogni porzione da 50 grammi di salumi al giorno aumenta il rischio di cancro colorettale del 18% (il secondo tumore più comune in Francia).

La nuova strategia è quindi multipla.
  • Fingere che non sia possibile fabbricare dei salumi senza l'uso di additivi nitrati : sarebbe anche l'unico mezzo per combattere il botulismo. Comunque centinaia di produttori lavorano senza additivi nitrati in Europa. ll loro segreto? Se la prendono comoda e si basano su metodologie tradizionali.
  • Ricordare ininterrottamente il numero di posti di lavoro generati dalle imprese agroalimentairi (440.926 dipendenti).
  • Rivendicare il diritto di divertirci e di onorare le tradizioni culinarie (il famoso " dobbiamo comunque tutti morire, potremmo anche divertirci e mangiare bene »).
4) L’industria agroalimentare

Per i prodotti ultra trasformati, è probabile che l'evoluzione della strategia segua lo stesso percorso se i prossimi studi confermeranno ciò che è sempre stato sospettato: questi prodotti ultra trasformati sono bombe a orologeria. Nel frattempo, l'attuale strategia è nella fase 1: negare .

Catherine Chapalain, direttrice generale dell'Ania (Associazione nazionale delle industrie alimentari), ha già elaborato un piano: " È stata dimostrata solo una correlazione e non un nesso causale tra gli alimenti ultra trasformati e l'aumento del rischio di cancro ". Un intervento supportato da un "editoriale" pubblicato sulla stessa rivista medica e firmato da due ricercatori in reazione allo studio pubblicato pochi giorni prima. Secondo loro, lo studio è influenzato da fattori come " il tabagismo e l'attività fisica " ed è quindi importante non " tirare delle conclusioni affrettate ". Quando si indaga, però, ci si rende conto che uno degli autori dell'editoriale dichiara un conflitto di interessi: ha ricevuto una sovvenzione da AstraZeneca, un gruppo biofarmaceutico internazionale le cui attività agroalimentari hanno portato alla creazione del gigante Syngenta7.

Non aspettare la fase 2: prendi il comando

Questa fase di diniego da parte dell'industria agroalimentare rischia di durare a lungo. Ma non devi aspettare un nuovo avviso per reagire!

A partire da oggi, puoi scegliere di ridurre il consumo di questi "cibi falsi" che compromettono la tua salute. E non vorrai mica far aumentare le argomentazioni del settore:

Non danneggerai il lavoro : scegliendo dei prodotti di buona qualità, valorizzerai altri canali e contribuirai a un'offerta alimentare più sana.

Non ti priverai : quando cucini dei prodotti sani, il piacere si moltiplica di dieci volte e può anche essere condiviso.

E se non riesci a ridurre questi alimenti in misura sufficiente (per mancanza di tempo, ad esempio), puoi comunque intervenire per contrastare i componenti che sono sospettati di favorire il cancro e i disturbi cardiovascolari: i conservanti, gli acidi grassi trans, i pesticidi, gli edulcoranti... Tutte queste sostanze chimiche che fanno aumentare vertiginosamente il tuo livello di stress ossidativo, associato allo sviluppo del cancro. Per ridurlo, due soluzioni: aumentare il consumo di frutta e verdura (che inevitabilmente accadrà se si riduce il consumo di prodotti ultra trasformati) e/o utilizzare antiossidanti di origine naturale, come quelli contenuti nell'eccellente formula AntiOxidant Synergy (estratti di corteccia di pino, semi d'uva, di melograno o olivello spinoso).

Se vuoi saperne di più su questi cibi falsi che hanno invaso i nostri piatti, il dott. Anthony Fardet, un ricercatore nell'ambito dell'alimentazione preventiva e olistica, ha appena pubblicato un eccellente libro < < Halte aux aliments ultra-trasformés ! Mangeons vrai.



Bibliografia
1. Fiolet Thibault, Srour Bernard, Sellem Laury, Kesse-Guyot Emmanuelle, Allès Benjamin, Méjean Caroline et al. Consumption of ultra-processed foods and cancer risk: results from NutriNet-Santé prospective cohort BMJ 2018; 360 :k322 http://www.bmj.com/content/360/bmj.k322
2. Luiten, C. M., I. H. Steenhuis, et al. (2016). « Ultra-processed foods have the worst nutrient profile, yet they are the most available packaged products in a sample of New Zealand supermarkets », Public Health Nutr 19(3) : 530-538.
3. Monteiro, C., G. Cannon, et al. (2016). « The star shines bright » World Nutrition 7(1-3) : 28-38.
4. Louzada, M.L., Baraldi, L.G., Steele, E.M. et al. « Consumption of ultra-processed foods and obesity in Brazilian adolescents and adults », 2015, Prev Med 81:9-15.
5. Gérard Dubois, Le rideau de fumée : les méthodes secrètes de l’industrie du tabac. Seuil, 2003. Page 290.
6. Gisèle Umbhauer, « De l’amiante au chrysotile, une évolution stratégique de la désinformation », Revue d'économie industrielle, 131 | 2010, 105-132.
7. Monge Adriana, Lajous Martin. Ultra-processed foods and cancer BMJ 2018; 360 :k599
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