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07-08-2017

Le nuove speranze per contrastare lo sviluppo del morbo di Alzheimer

alzheimer A fianco dei complementi classici (acetil-L-carnitina, acido alfa lipoico, omega-3, tè verde, curcuma, Ginkgo biloba), compaiono delle molecole nuove per preservare le facoltà cognitive. Agendo su molteplici parametri: inibizione dell’acetilcolinesterasi, eliminazione delle placche beta-amiloidi, lotta contro lo stress ossidativo e contro l’infiammazione cronica, si presentano come delle sostanze molto promettenti per tutti i malati di Alzheimer.

Il più abbondante neurotrasmettitore a livello del cervello è l’acetilcolina ma nelle persone affette dalla malattia di Alzheimer questa molecola, essenziale per la memoria, viene deteriorata troppo velocemente da un enzima, la colinesterasi, impedendo così il passaggio dell’informazione. D’altronde, l’accumulo nel cervello delle proteine beta-amiloidi, all’origine della diminuzione del numero di neuroni nell’ippocampo, è anche una delle cause di questa terribile malattia.
E infine, anche se l’infiammazione è il primo sistema di difesa dell’organismo, i ricercatori la riconoscono oggi come un elemento chiave della maggior parte delle principali malattie tra cui il morbo di Alzheimer.

Per conferire un aiuto significativo alle persone affette da forme leggere o moderate, bisogna puntare sulle sostanze già testate in molti studi clinici. Fra queste, l’acetil-L-carnitina, l’acido alfa lipoico, gli acidi grassi omega-3 a catene lunghe, il tè verde, il curcuma e il Ginkgo biloba sono le principali.
Queste sostanze proteggono dallo stress ossidativo, ritardano il deterioramento cognitivo, favoriscono la sintesi di acetilcolina o ne impediscono il deterioramento, rallentando la progressione della demenza, migliorano le prestazioni cognitive, diminuiscono i depositi di placche beta-amiloidi o ne favoriscono l’eliminazione, oppure ancora agiscono contro l’ossidazione e l’infiammazione.

Da qualche anno si sono aggiunte a queste sostanze altri supplementi neuronutrizionali di prima scelta che, sulla base di studi clinici, permettono di rallentare il declino cognitivo e la perdita delle facoltà cerebrali legate alla malattia di Alzheimer.
Delle nuove molecole che hanno dimostrato la loro efficacia
La galantamina per aumentare i livelli di acetilcolina
La galantamina, un alcaloide naturalmente presente nel bucaneve (Galanthus nivalis) e in altre specie botaniche appartenenti alla stessa famiglia, completa perfettamente questa gamma di sostanze basiche.
Due importanti studi clinici hanno dimostrato dei miglioramenti rapidi e significativi sulla memoria nelle persone affette dal morbo di Alzheimer. La galatamina, perfettamente tollerata, permette infatti di rallentare il declino delle capacità cognitive e funzionali:
    - Inibendo l’acetilcolinesterasi e aumentando quindi i livelli di acetilcolina.
    - Stimulando l’azione dell’acetilcolina sui suoi recettori cerebrali.
    - Permettendo una migliore irrigazione sanguigna cerebrale, migliorando così le prestazioni cognitive.
    - Stimolando come il tabacco, certi recettori specifici del cervello, i recettori nicotinici alfa-7, migliorando così l’apprendimento, la memoria, l’attenzione e la concentrazione.
    Da oltre vent'anni, la galantimina suscita grande interesse in tutto il mondo e negli Stati Uniti viene prescritta ai pazienti affetti dal morbo di Alzheimer dove è d’altronde autorizzata in questa indicazione dalla FDA.
L’omotaurina
Questo composto organico presente in certe alghe è strutturalmente vicino al GABA. L’omotaurina possiede anche degli effetti gabergici e neuroprotettivi su una zona specifica del cervello, l’ippocampo, la sede della memorizzazione e dell’apprendimento. Riduce la perdita del volume di questa zona specifica di circa il 68% in confronto a un placebo1.
Secondo gli studi clinici europei e americani, si combina alle proteine beta-amiloidi e inibisce così la formazione di aggregati neurotossici che determinano dei depositi di placche nel cervello generando una disfunzione delle cellule cerebrali ed eventualmente la morte di queste ultime.
Riducendo l’effetto tossico delle placche sul cervello, l’assunzione di omotaurina protegge così la memoria e le funzioni di apprendimento.

La nicotinamide riboside
Questa cugina della vitamina B3 aumenta in maniera molto importante la produzione di NAD+. L’attivazione del NAD+ è stata correlata a una diminuzione della tossicità dei peptidi beta-amiloidi nella malattia di Alzheimer. La nicotinamide riboside, in quanto precursore del NAD+, favorisce infatti la proliferazione di (PGC)-1α, dei regolatori essenziali della produzione dei peptidi beta-amiloidi.
Gli studi realizzati su questa sostanza mostrano che l’assunzione di NR attenua quindi considerevolmente il deterioramento cognitivo.
L’ integrazione con NR potrebbe così essere benefica in caso di Alzheimer per migliorare le funzioni cognitive, la plasticità sinaptica, e in parte impedire la produzione di placche beta-amiloidi tossiche nel cervello2.

La sulbutiamina
Questo derivato della vitamina B1 è in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica.
Uno studio recente ha mostrato un miglioramento sensibile dell’attività quotidiana in alcuni soggetti allo stadio precoce della malattia di Alzheimer e questo tanto più che la sulbutiamina è associata a un inibitore dell’acetilcolinesterasi. Uno studio randomizzato in doppio cieco, utilizzando il donepezil cloridrato come agente anticolinesterasico, ha dato in alcuni pazienti dei risultati migliori rispetto all’utilizzo del donezepil da solo con placebo.

L’andrografis
Gli studi condotti su alcuni topi hanno mostrato che l’assunzione di estratti standardizzati di andrografis migliorava in maniera significativa l’apprendimento, la memoria e riduceva il declino cognitivo associato alle prestazioni spaziali.
Questi studi hanno anche dimostrato la capacità di questi estratti di ridurre l’iperfosforilazione delle proteine tau. Queste ultime stabilizzano i microtubuli e sono presenti in abbondanza nel cervello. Quando sono difettose, non stabilizzano più correttamente i microtubuli, il che può portare alla demenza, come la malattia di Alzheimer.

Il magnesio treonato
Questa forma particolarmente biodisponibile di magnesio è capace di oltrepassare la barriera emato-encefalica. Secondo degli studi animali recenti, aumenta le densità sinaptiche e migliora quindi le funzioni cognitive e le capacità di memorizzazione. Inoltre, riduce i depositi di placche beta-amiloidi tossiche nell’ippocampo e nella corteccia frontale, anche ad uno stadio molto avanzato della malattia, aumentando così leggermente la speranza di vita3.

L’uperzina A
Questo alcaloide naturale estratto da una pianta tradizionale cinese, l’Huperzia serrata, favorisce la crescita delle cellule nervose ed inibisce il deterioramento dell’acetilcolina bloccando l’azione dell’acetilcolinesterasi. L’uperzina A migliora quindi la memoria, la cognizione e il comportamento di più della metà dei pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer ai quali era stata somministrata.

L’uridina-5-monofosfato è una sostanza riconosciuta per stimolare la crescita degli assoni, per stabilizzare le membrane delle cellule nervose ed aumentare la sintesi di acetilcolina. Viene anche utilizzata nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi neurologici, inclusa la malattia di Alzheimer.
Altre sostanze promettenti
Il fullerene C60 Il fullerene C60 potrebbe essere considerato come un elemento attivo nel trattamento della malattia di Alzheimer poiché si opporrebbe all’aggregazione delle proteine beta-amiloidi e alla degenerescenza dei neuroni piramidali dell’ippocampo4.

L’acido ursolico
Estratto dalle foglie della nespola giapponese, l’acido ursolico possiederebbe un effetto potenziale contro la malattia di Alzheimer inibendo l’acetilcolinesterasi5.

Il Noopept
Questo dipeptide, composto da prolina e glicina è stato sviluppato in Russia ed è stato brevettato nel 1995. È stato prescritto in questo paese e nei paesi vicini in quanto sostanza nootropica e come neuroprotettore. Alcuni risultati di studi hanno dimostrato l’efficacia della sostanza contro la malattia di Alzheimer con la riparazione delle cellule danneggiate e dei siti recettori6.

La L-alfa-glicerofosforil-colina
Denominata anche colina alfoscerato o Alpha GPC, questo composto è naturalmente presente nel cervello dove aumenta la produzione di acetilcolina. La sua assunzione si rivela quindi interessante per contrastare i disturbi cognitivi. D’altronde, sarebbe assimilata a una sostanza nootropica, poiché permette un migliore adattamento alle condizioni di vita facilitando la motivazione, la presa di decisione e soprattutto migliorando l’insieme dei fenomeni cognitivi e neurosensoriali, come la sarcosina.

Lo pterostilbene, chimicamente vicino al resveratrolo, limita la perossidazione lipidica e possiede un effetto neuroprotettivo7. In modo globale, migliora la concentrazione e la memoria a breve e a lungo termine e secondo uno studio effettuato su alcuni topi, a parte il suo potenziale antinfiammatorio a livello cerebrale, avrebbe un effetto protettivo contro la malattia di Alzheimer e il declino cognitivo legato all’invecchiamento.

La PQQ
La PQQ protegge in modo particolare le cellule del cervello dai danni ossidativi e dalla neurotossicità indotta da delle tossine ivi compreso il mercurio. Migliora le prestazioni ai test di memoria e interagisce in maniera positiva con i sistemi di neurotrasmettitori del cervello. Secondo certi studi, protegge le cellule nervose dai danni ossidativi della proteina beta-amiloide associata alla malattia di Alzheimer.




Riferimenti:
1-Analyse Post-hoc d’une phase 3 (78 semaines) d’une recherche nord-américaine sur des patients atteints de la maladie d’Alzheimer (intensité de la maladie : légère à modérée) et âgés de 50 ans ou plus
2- Gong B, Pan Y, Vempati P, Zhao W, Knable L, Ho L, Wang J, Sastre M, Ono K, Sauve AA, Pasinetti GM. Nicotinamide riboside restores cognition through an upregulation of proliferator-activated receptor-γ coactivator 1α regulated β-secretase 1 degradation and mitochondrial gene expression in Alzheimer's mouse models. Neurobiol Aging. 2013 Jun;34(6):1581-8. doi: 10.1016/j.neurobiolaging.2012.12.005. Epub 2013 Jan 9.
3- Li, W., Yu J., Liu Y., Huang x., Abumaria N., Zhu X., Huang X., Xiong W., Ren C. , Liu X. G. , Chui D., and Liu G. Elevation of Brain Magnesium Prevents and Reverses Cognitive Deficits and Synaptic Loss in Alzheimer’s Disease Mouse Model. J Neurosci, 2013. 33(19): p8423-41
4- Makarova EG1, Gordon RY, Podolski IY. Fullerene C60 prevents neurotoxicity induced by intrahippocampal microinjection of amyloid-beta peptide. J Nanosci Nanotechnol. 2012 Jan;12(1):119-26.
5- Chung YK1, Heo HJ, Kim EK, Kim HK, Huh TL, Lim Y, Kim SK, Shin DH. Inhibitory effect of ursolic acid purified from Origanum majorana L on the acetylcholinesterase. Mol Cells. 2001 Apr 30;11(2):137-43.
6- Ostrovskaya RU, Belnik AP, Storozheva ZI. Noopept efficiency in experimental Alzheimer disease (cognitive deficiency caused by beta-amyloid25-35 injection into Meynert basal nuclei of rats). Bull Exp Biol Med. 2008 Jul;146(1):77-80.
7- Porquet D, Casadesús G, Bayod S, Vicente A, Canudas AM, Vilaplana J, Pelegrí C, Sanfeliu C, Camins A, Pallàs M, Del Valle J. Dietary resveratrol prevents Alzheimer's markers and increases life span in SAMP8. Age (Dordr). 2012 Nov 7.
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